Mente e media. Gli effetti della televisione, dei computer e dei video-giochi sui bambini

Mente e media. Gli effetti della televisione, dei computer e dei video-giochi sui bambini
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Pubblicato: 1995

E’ vero che la TV incoraggia la gente a vegetare, lasciando che il pensiero si atrofizzi totalmente?
Che rapporto c’è tra televisione e alfabetizzazione, tra pensiero e uso del computer? A che servono i videogiochi? La stampa sopravviverà all’impatto della radio, della televisione, del computer? E’ la fine dell’era di Gutenberg? Il discorso filosofico di McLuhan qui diventa discorso di pedagogia e psicologia spicciola, meglio, concretissima e stimolante. Non si può più tardare a prendere decisioni.
Il libro è, tuttavia, ottimistico. Non è la fine di nessuna era. E’ l’inizio di nuove potenzialità e di nuove sintesi. A patto che…prevalga il buon senso, ossia la razionalità, la moderazione, il rispetto dei valori “umani” mantengano il loro potere.

  • Allora la prima cosa da segnalare è che questo libro è del 1984.

 

  • Punteggi sempre più scadenti ottenuti ai test standardizzati, livelli sempre crescenti di violenza all’interno della società, incapacità degli studenti universitari di esprimersi per iscritto: di queste e di altre tendenze si fa carico alle lunghe ore che le giovani generazioni hanno passato davanti al televisore.

 

  • Altri temono che essi contribuiscano a rinforzare le tendenze asociali o addirittura antisociali.

 

  • Gran parte del contenuto della pubblicità può avere un effetto negativo sugli atteggiamenti sociali dei bambini.

 

  • La televisione e i più recenti media elettronici, al contrario, se usati con criterio, contengono grandi potenzialità positive per l’apprendimento e lo sviluppo.

 

  • È impossibile apprendere senza una partecipazione attiva e uno sforzo mentale; pertanto, affinché la televisione possa diventare uno strumento per l’apprendimento, la passività che essa induce deve essere superata.

 

  • Un amico mi racconta di aver sentito un bambino di tre anni, durante la proiezione del film E.T., chiedere ogni volta che Elliott non compariva sullo schermo: “Dov’è Elliott, papà, dov’è Elliott?”. Egli non si rendeva conto che una data inquadratura spezzetta semplicemente il mondo di un film: che un dato personaggio può non comparire sulla scena, ed essere tuttavia vivo e sempre presente nel film.

 

  • La capacità di comprendere queste interrelazioni dipende in parte dal livello di sviluppo del bambino.

 

  • In Germania bambini di 6 anni ritenevano che la versione televisiva del “Topo di città e Topo di campagna” presentasse due diversi protagonisti: un topo più grande, nelle riprese in primo piano, e un topo più piccolo in quelle a distanza.

 

  • È necessaria l’esperienza specifica del codice filmico.

 

  • Ai bambini deve essere insegnato a leggere, mentre l’alfabetizzazione televisiva non richiede la presenza dell’insegnante, ma si realizza semplicemente guardando la televisione.

 

  • La psicologia fa una distinzione fra processi paralleli, dove si assumono simultaneamente più informazioni frammentate, e processi seriali, dove si riproduce un processo alla volta.

 

  • Mi sembra che la televisione, a differenza della lettura, stimoli il processo parallelo come una strategia atta all’assunzione di informazioni.

 

  • Nonostante la sua complessità e varietà di forme, esiste il pericolo che il codice simbolico della televisione possa essere usato in maniera automatica e disimpegnata; che venga subìto passivamente senza un’interazione.

 

  • La caratteristica che contraddistingue la televisione e il cinema dai mass media che li hanno preceduti è il movimento visivo, che può facilitare nei bambini il processo di apprendimento.

 

  • Due attori diversi interpretano i due diversi personaggi, ma il film è costruito in modo da far credere che il protagonista si trasformi in Hulk proprio sotto gli occhi dello spettatore. I bambini fra i 3 e i 5 anni tendono a vedere le due immagini del personaggio come appartenenti a individui diversi; al contrario, i bambini dai 9 agli 11 anni, che hanno raggiunto lo stadio delle operazioni concrete, in genere considerano David ed Hulk come un unico personaggio. Sembra quindi che nei bambini la capacità di apprendimento o di comprensione dei processi di trasformazione stimolata dalla televisione dipenda dal loro livello di sviluppo cognitivo.

 

  • La televisione può favorire l’apprendimento del bambino in base al principio secondo cui la ripetizione consolida l’apprendimento.

 

  • Il limite della televisione è che lo spettatore ha scarsa possibilità di usare la fantasia.

 

  • Molti dei miei timori nascono dai messaggi della televisione sulla natura del mondo sociale.
  • Per affrontare questi tipi di situazioni è importante sapere che i bambini interpretano e utilizzano i messaggi sociali presentati alla televisione.

 

  • I dati di cui disponiamo indicano senza possibilità di equivoco che la televisione influenza la visione che i bambini hanno della realtà sociale. Uno dei possibili effetti è quello di alimentare immagini stereotipate, quali ad esempio i ruoli sessuali.

 

  • Secondo un’analisi effettuata sulle trasmissioni “i protagonisti maschili stanno alle protagoniste femminili in un rapporto di 3 a 1; salvo rare eccezioni, le donne sono rappresentate come deboli e passivi satelliti di uomini ricchi e potenti. La popolazione maschile tele rappresentata svolge una grande varietà di ruoli, mentre quella femminile viene in genere relegata nel ruolo di amante o di madre. In tv solo il 20% delle donne sposate con bambini lavora fuori di casa, contro il 50% e oltre della vita reale”.

 

  • Nel corso di un esperimento, a un gruppo di ragazzi della scuola superiore furono mostrati 15 sketch pubblicitari che sottolineavano l’importanza della bellezza fisica, mentre un altro gruppo non li vide. Le ragazze che avevano guardato la pubblicità aderivano in percentuale più alta – rispetto alle compagne dell’altro gruppo – ad affermazioni del tipo “mi piace essere bella” e “la bellezza è importante per avere successo con gli uomini”.

 

  • Va notato che anche senza la pubblicità sembra che la televisione di per sé, in quanto mezzo visivo, anche senza vendere intenzionalmente bellezza fisica, produca questo effetto.

 

  • La pubblicità dei giocattoli per bambine utilizza più dissolvenze e musica di fondo; quella dei giocattoli per maschietti contiene più dinamismo, tagli frequenti, effetti sonori e musica ad alto volume.

 

  • La televisione americana presenta in genere i membri delle minoranze razziali come meno inseriti e meno abbienti, rispetto alla maggioranza, e dal momento che i bambini di entrambi i gruppi digeriscono quotidianamente questa tipica “alimentazione televisiva”, questa è l’immagine delle minoranze che viene interiorizzata da tutti indistintamente.

 

  • Vedere due o tre film con una determinata impostazione su un dato argomento provocava un cambiamento di atteggiamenti più massiccio rispetto al vederne uno solo.

 

  • Pertanto, qualunque effetto provocato da un film di successo è un effetto di massa.

 

  • La scoperta che gli effetti del film sugli atteggiamenti sociali sono cumulativi è impressionante.

 

  • È impressionante pensare a quanti programmi che comunicano un’unica e costante visione della realtà sociale vengano visti da chi fruisce abitualmente della TV, e a quanti programmi presentano atteggiamenti sociali fondamentalmente analoghi.

 

  • La televisione, a lungo andare, ha praticamente sollecitato tutti i ragazzi in età scolare a desiderare un tipo di vita più attivo, più mobile e urbanizzato. In particolare, il desiderio di trasferirsi in città si fa sempre più grande. Le aspettative rispetto alle future occupazioni, si sono fatte più esigenti e parzialmente differenziate. I bambini sognano lavori di prestigio, come ad esempio diventare calciatori, piloti, cantanti, stelle del cinema, disertando le attività di insegnanti, artigiani, commessi di negozio.

 

  • Spesso i bambini prendono i personaggi più popolari della televisione come esempi da imitare: il giorno dopo che Fonzie, in una puntata della serie Happy Days, si procurò un tesserino per la biblioteca, in America il numero di ragazzi che fece richiesta analoga aumentò di 5 volte.

 

  • Molte ricerche hanno rilevato l’esistenza di un collegamento fra il guardare alla televisione esempi di comportamento antisociali, per esempio, atti di violenza, e il conseguente comportamento della realtà.

 

  • Il potere della televisione ha stimolare emozioni che restano nella memoria, è dimostrata da uno studio su adolescenti condotto in Svizzera: le reazioni emotive a personaggi visti in TV, persistevano per tre settimane.

 

  • Alcuni ricercatori hanno rilevato che la violenza in televisione rende i bambini più tolleranti della aggressività esercitata sugli altri ed emotivamente meno sensibili alla violenza. Secondo le parole di un bambino intervistato “si vede tanta di quella violenza che non significa più niente. Se dovessi vedere qualcuno che viene ucciso realmente, non sarebbe poi gran cosa. Sento che sto diventando duro come un sasso”.

 

  • Una parte importante della realtà sociale dei bambini e il loro ruolo di consumatori. I bambini che seguivano esclusivamente programmi della BC, dove non veniva trasmessa pubblicità, avevano o nutrivano più ambizioni materialistiche dei bambini che non vedevano la televisione: adolescenti che guardavano la televisione, ad esempio, erano interessati prevalentemente a ciò che un domani avrebbero avuto; i loro coetanei senza televisione, erano interessati prevalentemente a ciò che avrebbero fatto.

 

  • La televisione crea un ipervalutazione degli oggetti visibili e tangibili, e quindi del consumismo, come mezzi per definire la propria identità e il proprio stile di vita.

 

  • I bambini guardano e apprendono dalla pubblicità: ricordano slogan, canzonette, nomi di prodotti e cercano spesso di indurre i genitori a comprare i prodotti reclamizzati. I bambini al di sotto dei 7 anni sono particolarmente vulnerabili a questi effetti, probabilmente perché non sono in grado di discriminare tra il programma vero e proprio e la pubblicità e non si rendono conto che lo scopo di quest’ultima e la vendita di prodotti.

 

  • Uno dei motivi per cui i bambini sono così vulnerabili ai messaggi della televisione risiede nel fatto che essi ritengono reale ciò che vedono alla TV.

 

  • È stato rilevato che se i bambini di 11 anni apprendono una stessa notizia dalla televisione, dai genitori, dall’insegnante e dal giornale, la maggioranza di essi accorda all’informazione televisiva massima credibilità: essi considerano, infatti, la televisione il mezzo più informato e affermano che lì “puoi vedere da solo quello che succede”.

 

  • Il mezzo televisivo induce a un approfondimento globale maggiore rispetto a quello radiofonico.

 

  • L’universalità del mezzo televisivo non deve essere la scusa per l’instaurarsi di una nuova forma di imperialismo culturale, dove i produttori di programmi televisivi li distribuiscono indiscriminatamente in tutto il mondo.

 

  • C’è in molti la sensazione che il nostro linguaggio si stia deteriorando a grande velocità e che oggi i bambini parlino in modo più sciatto rispetto alle generazioni che li hanno preceduti.

 

  • Molti scelgono luoghi isolati per poter rimanere in pace e tranquilli a leggere. La stampa fu quindi il primo mezzo di comunicazione che per essere usata in maniera efficace, richiedeva la solitudine. È molto importante ricordarsi di questo quando ascoltiamo le lamentele sugli effetti di isolamento prodotti dalla televisione, dai videogiochi o dai computer.

 

  • Ogni tanto il telecronista faceva soltanto il nome del battitore, ben sapendo che l’immagine visiva da sola diceva ciò che egli aveva fatto. Il radiocronista invece ne faceva il nome e ne descriveva l’azione.

 

  • I bambini durante il primo anno di vita prima di imparare a parlare, sviluppano al massimo la vista. La memoria visiva si dimostra più duratura di quella uditiva.

 

  • La televisione, in confronto alla stampa, ha un ritmo molto veloce e presenta immagini in continuo movimento, non lasciando allo spettatore il tempo per riflettere. Questo induce una modalità di pensiero più impulsivo che riflessivo.

 

  • I videogiochi sono quindi il primo mezzo che assomma dinamismo visivo e ruolo partecipativo attivo del bambino.
  • I dati di cui disponiamo evidenziano come i videogiochi a contenuto violento, così come gli spettacoli televisivi violenti, alimentano comportamenti violenti.

 

  • Mi resi conto del divario culturale che esisteva fra me e loro quando scopersi non solo la mia incapacità a fare il cubo di Rubrik, ma anche l’impossibilità, comprendere le pazienti spiegazioni di mio figlio, anche se accompagnate da dimostrazioni. La terminologia specifica e i termini di riferimento non trovavano associazione dentro di me con niente che mi fosse familiare; era come se stessimo parlando una lingua straniera.

 

  • C’è da sperare che la diffusione che hanno ormai i computer nelle scuole renderanno disponibili su più vasta scala questi giochi creativi, allargando così le esperienze dei ragazzi in questo settore.

 

  • L’insegnamento più prezioso che possiamo trarre da tutto questo non riguarda il modo di ridurre la dipendenza che questi giochi creano nei ragazzi, ma la possibilità di rendere altre esperienze di apprendimento, e in particolare la scuola, più simili a quelle dei videogiochi.

 

  • Seguendo il principio per cui un videogioco crea sempre un suo micromondo, gli autori sollecitano gli inventori dei videogiochi a strutturare questi mondi in funzione delle conoscenze che si desidera i giocatori acquisiscono. Come esempio, essi descrivono un gioco di avventura chimica atto a fornire nozioni sulla tavola periodica degli elementi.

 

  • I videogiochi rappresentano quindi un nuovo mezzo di comunicazione e lo studio scientifico di essi è appena agli inizi.

 

  • È stato affermato che un’eccessiva familiarità con i mondi fantastici dei videogiochi potrebbe produrre insofferenza e incapacità a sopportare l’intricato e incontrollabile mondo della vita reale. Questo pericolo potenziale, tuttavia, deve essere valutato a fronte degli effetti positivi.

 

  • Il successo dei computer rispetto alla televisione è dovuto al fatto che esso è dinamico, interattivo e programmabile.

 

  • La risposta fornita dal computer non è soltanto istantanea, ma è anche totalmente impersonale, e ciò, da un punto di vista psicologico, rappresenta un vantaggio: l’errore diventa, infatti, qualcosa da cui si può trarre un insegnamento e non qualcosa che deve essere temuto. Per dirla in parole povere “il computer non mi sgrida”.

 

  • È pertanto prevedibile che, dal momento che l’impiego dei computer per la composizione è sempre più diffuso, ciò migliorerà notevolmente le prestazioni mentali rispetto alla risoluzione di un problema formale che richiede l’elaborazione di proposizioni astratte, da parte di un numero sempre maggiore di individui.

 

  • È stato proposto in Francia che la conoscenza dei computer divenisse una materia obbligatoria nell’istruzione secondaria.

 

  • È stato affermato che come lo sviluppo dei motori a benzina ha fornito all’uomo uno strumento per l’attività fisica, così lo sviluppo del computer gli ha fornito uno strumento per l’attività mentale.

 

  • Il problema è utilizzare la televisione come baby-sitter elettronica e non trovare il tempo e l’energia per insegnare ai figli come guardarla.

 

  • È necessario istituire l’alfabetizzazione televisiva.

 

  • Allo stato attuale delle cose, invece, le potenti immagini filmiche vengono assimilate dai bambini in maniera automatica, senza spunti critici, senza informazioni e senza capacità analitiche che consentano loro di scegliere come assimilare nei propri atteggiamenti ciò che hanno visto.

 

  • Tuttavia, una specie di pigrizia legata all’aver visto troppa televisione solo come attività di svago, può far sì che gli studenti considerino la proiezione del film come un momento di pausa dal lavoro didattico e come un’occasione per evadere.

 

  • La violenza dei film gialli ha un nuovo e pericoloso apparente nelle immagini non stop di MTV che accompagna la musica rock.