
Come porre limiti e regole senza inasprire i conflitti ma rafforzando il legame con il bambino e favorendo il suo sviluppo mentale. Daniel Siegel e Tina Payne Bryson, autori di “12 strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale del bambino”, si occupano ora, con la stessa competenza e lo stesso approccio innovativo, della sfida più importante per chi cresce un figlio: la disciplina. Il testo chiarisce il rapporto tra lo sviluppo cerebrale del bambino e il modo dei genitori di reagire ai suoi cattivi comportamenti, offrendo un valido piano d’azione per affrontare, senza violenza ma con comprensione, tensioni e crisi di collera. Partendo dal reale significato del termine “disciplina” (istruire e insegnare, non rimproverare), gli autori mostrano come entrare in sintonia con il bambino e incanalare le sue emozioni per trasformare una crisi di rabbia o di pianto in un’opportunità di crescita. Così si potrà spezzare il circolo vizioso di capricci del bambino e punizioni del genitore, sostituendolo con strategie più efficaci e adeguate a ogni fase dello sviluppo. Grazie alle spiegazioni semplici e chiare, ai consigli pratici, ai fumetti e ai disegni accattivanti che chiariscono con immediatezza le indicazioni degli autori, questo libro costituisce una grande risorsa per ogni famiglia.
- Disciplina deriva da discipulus ossia discepolo, che letteralmente significa colui che riceve gli insegnamenti di un maestro. Quindi, il discepolo, ossia chi è destinatario della disciplina, non è né un prigioniero né il bersaglio di punizioni, ma è colui che apprende grazie all’insegnamento.
- La punizione potrebbe servire a fermare un comportamento nell’immediato, ma l’insegnamento pone le basi per abilità che durano tutta la vita.
- Per essere realmente efficace, la disciplina non deve servire soltanto a fermare un comportamento negativo e a promuoverne uno positivo: deve anche insegnare abilità e favorire la crescita di connessioni nel cervello del bambino che lo aiutino in futuro a prendere decisioni migliori e a comportarsi bene.
- Possiamo spingerci oltre e affermare che le conseguenze e le reazioni punitive, di fatto, sono spesso controproducenti, non solo ai fini dello sviluppo cerebrale, Ma persino per indurre i bambini a collaborare nell’immediato.
- Prima di affrontare il comportamento sbagliato di nostro figlio, dedichiamo un momento a porci tre semplici domande:
- Perché mio figlio si è comportato così?
- Cosa voglio insegnare a mio figlio in questo momento?
- Come posso fornire questi insegnamenti nel modo migliore?
- L’insegnamento non è che il cattivo comportamento merita una sanzione, Ma che ci sono modi migliori per avere la nostra attenzione e gestire la rabbia di quanto non sia il ricorrere alla violenza.
- Quante volte accusiamo i nostri figli di non saper gestire bene il tempo e di non stare abbastanza attenti in classe e di essere in ritardo con i compiti?
- Il fatto è che non abbiamo mai sentito un bambino rispondere a una paternale come questa ammettendo: “Hai ragione proprio papà. Avrei dovuto iniziare prima, quando me l’hai chiesto. Mi assumo tutta la responsabilità per non aver cominciato quando avrei dovuto: ora ho imparato la lezione. Domani metterò subito a fare i compiti. Grazie per avermi illuminato su questo aspetto”.
- Le domande “perché-cosa-come” offrono una nuova possibilità di passare da strategie educative reattive, attuate d’impulso, a metodi educativi consapevoli e intenzionali, caratterizzati da un atteggiamento ricettivo e finalizzati a favorire uno sviluppo cerebrale e mentale equilibrato.
- Quando facciamo rispettare la disciplina con il “pilota automatico”, reagiamo alla situazione molto di più a partire dal nostro stato d’animo generale che non considerando di ciò di cui ha bisogno nostro figlio in quel particolare momento.
- Un altro problema importante legato alle sculacciate riguarda il loro effetto a livello fisiologico e cerebrale. il cervello interpreta il dolore come una minaccia. Perciò, quando il genitore causa sofferenza fisica nel figlio, il bambino si trova di fronte a un paradosso biologico senza soluzione.
- A prescindere da quanto siano intelligenti, responsabili e dirigenti i nostri figli, non sarebbe giusto aspettarsi che riescono sempre a comportarsi bene.
- Dobbiamo sforzarci di comprendere il suo punto di vista, il suo livello di sviluppo e le sue reali capacità in un particolare momento.
- Abbiamo a volte sentito parlare di neuroplasticità. E la definizione con la quale i neuroscienziati definiscono “plastico” il cervello, ossia “modellabile”, “plasmabile”.
- A seconda di come risponderemo al loro comportamento, attiveremo nel loro cervello circuiti diversi.
- Il modo in cui interagiamo con i nostri figli quando sono sopraffatti dalle emozioni influisce misura significativa sul loro sviluppo cerebrale e quindi sul tipo di persone che sono e che diventeranno.
- In altri termini, il punto non è impuntarsi nel dire no, ma comprendere l’importanza di aiutare i bambini a riconoscere i limiti, affinché diventino sempre più bravi a premere il freno da soli in caso di necessità.
- Comportandosi male, i bambini ci fanno sapere su cosa hanno bisogno di lavorare.
- Quando un bambino si arrabbia non è in grado di regolare le proprie emozioni. Quindi non è il momento di reincanalare il suo comportamento, di comunicare insegnamenti o di parlare delle regole della famiglia e nel rispetto per la proprietà altrui. È quello il momento di entrare in connessione con il vissuto del bambino.
- È quando il bambino è più in crisi che ha bisogno di noi.
- Spesso utilizziamo frasi tipo “devi calmarti” oppure sminuiamo il malessere dei nostri figli con “non è poi così grave”. Eppure sono proprio le frasi che diciamo in continuazione ai nostri figli. Ma, così facendo, in realtà intensifichiamo il loro malessere, e questo li porta ad agire ancor più impulsivamente.
- Ribadiamo l’importanza di porre limiti e stabilire regole, e di aiutare i bambini a interiorizzare i no.
- Consolare il bambino quando è sopraffatto dalle emozioni, ascoltarlo quando ci parla di come si sente, fargli sapere che gli vogliamo bene, anche se ha sbagliato: rispondendo in questo modo, esercitiamo un influsso notevole sul modo in cui si svilupperà il cervello di nostro figlio che e sul tipo di persona che diventerà, non solo nell’immediato futuro, ma anche da adolescente e poi adulto.
- Il cervello del bambino assimila ogni sorta di informazioni derivanti dalle reazioni dei genitori nelle situazioni più diverse.
- Concordiamo con l’idea che una crisi di collera non sia il momento opportuno per spiegare al bambino perché si stia comportando in modo inadeguato. un bambino nel pieno di una crisi non è certamente in condizione adatta a ricevere insegnamenti.
- In generale, noi genitori tendiamo a parlare troppo quando nostro figlio è arrabbiato.
- Il problema nasce quando accontentano il bambino in tutto e per tutto, ricoprendolo di regali e proteggendolo da qualsiasi fatica o dolore, invece di offrirgli senza limiti ciò di cui ha realmente bisogno, e che è davvero importante, ogni volta che incontra un ostacolo e si trova ad affrontare le inevitabili frustrazioni della vita: amore, attenzione hai tempo, insieme alla capacità di entrare in sintonia con lui.
- I bambini viziati spesso diventano adulti infelici.
- Di fronte a un certo tipo di marachelle dobbiamo invece essere curiosi. e andare a caccia dei perché punto probabilmente sarà anche esilarante.
- Il come diciamo le cose importa eccome! Il come influisce notevolmente sia sulla reazione che avranno al momento sia sul successo che potremmo avere nel raggiungere un esito positivo, capace di soddisfare tutti.
- Quando i nostri figli o il nostro partner sono agitati, un contatto fisico affettuoso può servire a riportare la calma.
- A molti di noi genitori capita di parlare fin troppo nei momenti in cui è necessario ricorrere alla disciplina.
- Più opportunità diamo ai nostri figli di pensare non soltanto ai propri desideri, ma anche a quello degli altri, e di fare pratica nel compiere scelte adeguate che abbiano effetti positivi sulle persone a loro vicine, più facile sarà per loro farlo.
- Dobbiamo imparare a distinguere la coerenza dalla rigidità.
- Per un bambino, la mancanza di limiti ben definiti è ansiogena al pari del guidare su un ponte senza barriere di protezione che ci impediscono di precipitare giù, nella baia.
- Spesso, la rigidità dei genitori nei confronti dei figli è dovuta al fatto che praticano una forma di educazione basata sulla paura.
- Invece di stabilire subito una punizione perché nostro figlio è stato maleducato, possiamo dire: “Scommetto che se ci provi di nuovo riesci a dirlo in maniera più gentile”.
- Se stessimo allenando la squadra di calcio in cui gioca nostro figlio, e lui avesse qualche difficoltà a calciare bene la palla, certamente non lo metteremo in punizione ogni volta che sbaglia. Piuttosto, lo faremmo esercitare.
- Non c’è nulla di male nell’arrabbiarsi, nell’essere tristi o non nel provare un senso di frustrazione tanto intenso da voler spaccare tutto. Ma dire che è accettabile sentire il desiderio di rompere qualcosa non significa che sia accettabile romperla per davvero.
- La giocosità è un ottimo modo per sgonfiare la bolla emotiva in cui è imprigionato il bambino e aiutarlo così a riprendere l’autocontrollo.
- Non c’è modo di evitare i contrasti con i propri figli.
- L’educazione dei nostri figli potrà dipendere dai problemi che potremmo avere noi genitori, dal temperamento del bambino, dall’intreccio tra la nostra storia personale e le caratteristiche di nostro figlio, e dal fatto che lui possa ricordarci una persona del nostro passato non ancora elaborato.
- Tuttavia, molti genitori, quando si tratta della relazione con i figli, semplicemente ignorano la rottura e non la affrontano mai con i bambini.