Demenza digitale. Come la nuova tecnologia ci rende stupidi

Demenza digitale. Come la nuova tecnologia ci rende stupidi
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Pubblicato: 2019

Senza computer, smartphone e Internet oggi ci sentiamo perduti. Questo vuol dire che l’uso massiccio delle tecnologie di consumo sta mandando il nostro cervello all’ammasso. E intanto la lobby delle società di software promuove e pubblicizza gli esiti straordinari delle ultime ricerche in base alle quali, grazie all’uso della tecnologia, i nostri figli saranno destinati a un radioso futuro ricco di successi. Ma se questo nuovo mondo non fosse poi il migliore dei mondi possibili? Se gli interessi economici in gioco tendessero a sminuire, se non a occultare, i risultati di altre ricerche che vanno in direzione diametralmente opposta? Sulla base di tali studi, che l’autore analizza in questo libro, è lecito lanciare un allarme generale: i media digitali in realtà rischiano di indebolire corpo e mente nostri e dei nostri figli. Se ci limitiamo a chattare, twittare, postare, navigare su Google… finiamo per parcheggiare il nostro cervello, ormai incapace di riflettere e concentrarsi. L’uso sempre più intensivo del computer scoraggia lo studio e l’apprendimento e, viceversa, incoraggia i nostri ragazzi a restare per ore davanti ai giochi elettronici. Per non parlare dei social che regalano surrogati tossici di amicizie vere, indebolendo la capacità di socializzare nella realtà e favorendo l’insorgere di forme depressive. Manfred Spitzer mette politici, intellettuali, genitori, cittadini di fronte a questo scenario: è veramente quello che vogliamo per noi e per i nostri figli?

Demenza Digitale
Come la nuova tecnologia ci rende stupidi

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  • 50 anni dopo, con l’avvento della televisione, si diffusero analoghe voci ottimistiche, secondo cui sarebbe stato finalmente possibile portare ovunque sulla terra cultura, valori e conoscenza, migliorando sensibilmente il livello di istruzione dell’umanità. Altri 50 anni dopo, il computer suggerisce la possibilità di rivoluzionare l’apprendimento scolastico.

 

  • I miei amici sostengono la stessa cosa: più utilizzano la rete, più devono faticare per concentrarsi nello scrivere brani più lunghi.

 

  • Nell’ambito della neurobiologia una delle scoperte più importanti e che il cervello si modifica in maniera permanente attraverso l’uso.

 

  • poiché il cervello impara sempre, anche il tempo trascorso con i media digitali lascia le sue tracce.

 

  • Più avanti mostreremo l’influsso che tutto ciò esercita sui processi emotivi e psicosociali, fino a condizionare le posizioni etico-morali e la prospettiva del soggetto, o sia la nostra identità personale.

 

  • Chi nutre ancora dei dubbi al riguardo, provi a riflettere su una cosa: i numeri di telefono di parenti amici e conoscenti sono salvati nel cellulare. Il navigatore satellitare ci indica il tragitto per raggiungere un certo luogo. Gli appuntamenti della vita professionale e privata sono inseriti nel cellulare o su un’agenda digitale. Chi cerca informazioni va su Google.

 

  • Il problema riguarda soprattutto il rendimento mentale, il pensiero, la capacità critica e di orientarsi nella giungla di informazioni.

 

  • Un computer a casa porta a un peggioramento delle prestazioni scolastiche.

 

  • Per quanto riguarda l’utilizzo dei computer a scuola si è evidenziato come gli studenti che non utilizzano mai questo strumento ottengono più raramente brutti voti rispetto a quelli che lo usano poche volte all’anno o poche volte al mese.

 

  • L’utilizzo del computer nei primi anni della scuola materna può provocare disturbi dell’attenzione e successivamente dislessia. In età scolare si registra un incremento dell’isolamento sociale.

 

  • Chi dispone di un navigatore satellitare, lo fa navigare al posto suo, e così la sua capacità di orientarsi nello spazio diminuisce. Questa capacità risiede in un’area particolare del cervello, l’ippocampo. Qui si trovano le cellule corrispondenti a determinati luoghi di cui abbiamo imparato la posizione.

 

  • Se il cervello non viene utilizzato, l’hardware neuronale viene smantellato.

 

  • Gli allievi delle scuole di sanscrito la trasmissione della conoscenza attraverso gli otto punti cardinali È un processo molto attivo. Se si chiede a studenti delle scuole di sanscrito di età compresa tra i 10 e i 14 anni di orientarsi all’aperto o in un ambiente chiuso, all’87% darà risposte esatte.

 

  • In passato i testi venivano letti, ora vengono scorsi, ovvero sfogliati velocemente.

 

  • Gli esperimenti per supportare con i computer le lezioni della scuola primaria ad Abuja sono stati interrotti in quanto gli studenti siano collegati a siti di contenuto pornografico.

 

  • Con la lavagna interattiva gli alunni, chiamati alla lavagna, spostano con la mano un prefisso oppure un suffisso accanto alla radice giusta. Non c’è neppure bisogno di leggere o di riflettere. La profondità di elaborazione è dunque minima. Lo spostamento di un contenuto con un gesto dimostrativo identico per ogni contenuto non ne consente l’acquisizione. Sarebbe molto meglio copiare la parola, perché in questo caso sarebbe necessario memorizzarla e riprodurla.

 

  • La semplice presenza di un computer in casa conduce dapprima i bambini a usarlo per giocare. Questo li distrae dallo studio

 

  • I giochi e i passatempi a disposizione li hanno fatti regredire.

 

  • Interrompere una storia in un punto cruciale, come accade nelle serie televisive. Tutte le volte che l’azione diventa coinvolgente, la puntata finisce, lasciando lo spettatore in trepidante attesa di quella successiva. La vicenda non viene dimenticata, perché lo spettatore continua a pensare alla vicenda irrisolta. Lo stesso accade nella pubblicità, dove si utilizzano inserzioni o spot non conclusi che sollecitano il pensiero dell’osservatore e favoriscono la memorizzazione del contenuto.

 

  • Il contatto diretto produce più materiale da rielaborare e stimola un’elaborazione più emotiva è più profonda rispetto al contatto ridotto e impoverito attraverso uno schermo e una tastiera. Elaborare le informazioni tramite il dialogo o la discussione è il modo migliore per approfondirle. Proprio perché gli individui sono creature sociali, preferiscono parlare tra loro, e lo fanno ogni giorno per ore. Nella vita di molti giovani questo scambio personale oggi è sostituito dai social network e più le pagine consultate sono chiassose e colorate, meno nozioni si imprimeranno nella memoria rispetto a un contatto diretto.

 

  • Anche le persone comuni si fanno meno scrupoli morali; non appena sono on-line, mentono di più.

 

  • Rispetto al mobbing non ci si può sottrarre dall’impressione che il fenomeno sia da ricondurre, oltre che all’anonimato, alla crescente incompetenza sociale delle nuove generazioni.

 

  • So che chiunque in vita sua prima poi ha pensato al suicidio. Spesso capita in situazioni di crisi, e chi fa parte di una piccola rete sociale ne parla con l’amico o l’amica del cuore. La vicinanza e l’ascolto di una persona è un aiuto prezioso. On-line le cose non funzionano così

 

  • L’amigdala è strettamente correlata al pensiero sociale. Anche la parte anteriore e centrale della corteccia prefrontale è in stretto rapporto con l’empatia è l’ampiezza della rete sociale.

 

  • La vita in un gruppo sociale più ampio aumenta la competenza sociale e porta a una crescita delle regioni cerebrali preposte alla funzione sociale. Questa crescita della competenza sociale si riflette infine in una posizione sociale più elevata.

 

  • Se ne deduce che l’utilizzo di media sociali digitali come Facebook, che si basano su un numero minore di contatti reali, conduce necessariamente a una diminuzione delle dimensioni delle zone cerebrali preposte alle competenze sociali nei bambini e, di conseguenza, a una diminuzione della competenza sociale.

 

  • L’uso intensivo dei social network riduce non solo il numero delle amicizie reali, bensì anche la competenza sociale, con una riduzione delle aree cerebrali corrispondenti.

 

  • L’anonimato della rete provoca una riduzione dell’autocontrollo è una corrispondente diminuzione dello sforzo per mantenere un comportamento sociale adeguato.

 

  • Corriamo il pericolo che Facebook & C. riducano il cervello sociale globale. In questo scenario, è davvero inquietante constatare che oggi Facebook viene utilizzato da quasi un miliardo di persona.

 

  • I bambini vedono in media ogni 5 minuti lo spot pubblicitario di un cibo, è quasi tutti gli alimenti reclamizzati in tv non sono sani.

 

  • Il meccanismo della pubblicità televisiva va Dunque oltre il consueto apprendimento di nomi di prodotti di marche, perché produce una vera e propria dipendenza da una determinata forma di alimentazione.

 

  • I bambini per imparare a parlare devono sentire la lingua. E devono anche vedere chi la pronuncia, per stabilire un collegamento tra ciò che sentono e ciò che vedono (la bocca, il volto che esprime le emozioni, Probabilmente anche la figura intera di chi parla, quindi il linguaggio del corpo e il contesto).

 

  • Da questo punto di vista è facile descrivere il problema degli anziani oggi: molte cose cambiano velocemente, pregiudicando la stabilità dell’ambiente.

 

  • Parole mie: un tempo il giovane andava dall’anziano per acquisire conoscenza ed esperienza. Oggi è l’anziano che deve andare dal giovane per imparare a usare WhatsApp la mail o Google.

 

  • Nel corso dello sviluppo cerebrale immagazziniamo in moduli sempre più complessi esperienze utili per analizzare i dati sensoriali e guidare il comportamento. Quest’ultimo diventa dunque sempre più mirato e programmato e perde progressivamente i connotati di un semplice riflesso istintivo.

 

  • Pensiamo al meccanismo secondo cui vedere i giapponesi ci fa pensare che i giapponesi siano tutti identici tra loro.

 

  • I bambini imparano molto più in fretta degli adulti. È necessario, perché non conoscono ancora nulla e devono appropriarsi velocemente di ciò che hanno intorno.

 

  • Pur essendosi diffusa la consapevolezza che un eccesso di violenza virtuale possono avere effetti negativi, in genere si ritiene che i videogiochi non possano provocare seri danni; chi non li utilizza è un emarginato, perde i contatti sociali, in particolare con coetanei e amici.

 

  • È anche possibile che gli studenti con i voti peggiori usino le console di gioco per distrarsi, o per non pensare alla scuola e a loro insuccesso personale. in poche parole si potrebbe affermare che non sono i videogiochi a ridurre il rendimento scolastico, bensì è un cattivo rendimento scolastico a favorire i videogiochi.

 

  • A volte i bambini leggono anche nel tempo libero. E si impara a leggere solo attraverso l’esercizio. Se il tempo dedicato a questa attività viene ridotto a causa dei videogiochi, è evidente che sorgono dei problemi.

 

  • le risposte hanno confermato la relazione tra l’utilizzo dei media è un legame meno intenso con i genitori.

 

  • Il film violento ha influenzato gli spettatori rendendoli meno disponibili verso le persone in difficoltà.

 

  • Si crea così il fenomeno di desensibilizzazione.

 

  • Il nostro sistema di valori basato sulla libertà, l’uguaglianza e la giustizia sociale, presuppone un altruismo di fondo: solo così la nostra società può funzionare. La violenza mina i fondamenti della nostra convivenza sociale.

 

  • Le persone che girano sul web spesso non sanno distinguere tra l’autorità di fonti attendibili (ad esempio studi scientifici) e le fonti meno valide (semplici opinioni). Il loro giudizio sulla qualità delle fonti, quando presente è superficiale; in pratica non sono in grado né hanno la volontà di giudicare le fonti di informazione.

 

  • La nostra vita nell’epoca digitale si definisce soprattutto dal fatto che facciamo sempre più cose nello stesso momento: navighiamo in rete, ascoltiamo musica, scriviamo sms sul cellulare e nel frattempo leggiamo un articolo sul giornale.

 

  • Gli action Games invitano a stili di vita pericolosi, la presenza di alcol nei film ne aumenta il consumo è una scena di suicidio in un film provoca emulazione.

 

  • La pubblicità televisiva rivolta ai bambini in Germania ogni anno costa 15 miliardi di euro alla salute pubblica e causa 20 mila vittime.

 

  • Se un bambino non mostra più interesse per gli amici e per la scuola e rinuncia a determinati interessi e hobby, i genitori dovrebbero considerarli segnali d’allarme.