Adolescenza e disagio giovanile

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Adolescenza e disagio giovanile
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Pubblicato: 2001

L’adolescente è, per definizione, chi non è più bambino, ma non è ancora adulto; il nucleo della sua personalità è ancora frammentario e fragile.
La percezione di sé è di è contrassegnata dalla velocità della trasformazione e dalla disarmonia del cambiamento fisico. Per la prima volta nella sua storia, l’individuo è capace di vedere il cambiamento che lo riguarda e ne sente la portata, ma lasciando il noto per l’ignoto e misurando le proprie aspettative con la prova della realtà si imbatte nella frustrazione e nella sofferenza.
Questo libro vuole essere una guida per gli adolescenti e per gli adulti (genitori, educatori) che si trovano a vivere questa particolare fase della vita con tutti i disagi che inevitabilmente porta con sé, nelle relazioni personali, nella famiglia, nella scuola e nella società.

  • Proprio perché la ritroviamo nelle cronache nere, l’adolescenza è diventata sinonimo di devianza, irrequietezza, paura.
  • Perché ognuno di noi tende a far prevalere come riferimento e come lettura del fenomeno dell’adolescenza, la propria esperienza personale.
  • Dobbiamo considerare l’adolescenza come la preparazione alla vita adulta.
  • Le metamorfosi fisiche dell’adolescenza spesso portano al rifiuto della nuova immagine di sé e alimentare fantasie di deformità.
  • Significa abbandonare le sicurezze costruite nell’infanzia per cercarne delle nuove, che non sono più lo specchio dell’immagine dei genitori, ma il frutto della propria originale esperienza.
  • Nel mutismo degli adolescenti è racchiuso l’appello a darsi il tempo per contemplare la vita e per meditarla il tempo per transitare lentamente.
  • La crisi adolescenziale è una crisi profonda di tutti i valori e significati che non vengono più visti come attinenti e idonei per questa nuova fase della vita, punto.
  • La crisi giovanile può spesso degenerare in vere e proprie forme devianti e patologiche: droga, alcol, delinquenza, suicidio.
  • L’identità, quindi, è fortemente strutturata durante l’adolescenza, sull’orientamento verso gli altri e sulla ricerca del consenso sociale. Inoltre, è spinta e orientata all’immagine costruita sulla proiezione che incontra l’approvazione della Comunità.
  • Un altro elemento è la capacità e la consapevolezza di provare stati d’animo e fondamentale, la capacità di tradurre l’esperienza e il linguaggio. Questa capacità permette la condivisione, la comunicazione delle informazioni, dei pensieri e delle conoscenze.
  • La nostra società, mentre da una parte spinge a questo senso di unicità, dall’altra tende a processi di massificazione, dove si può essere accettati e riconosciuti solo se si è uguale agli altri.
  • E il paradosso massimo sono gli status symbol: per sentirsi unici bisogna essere uguali agli altri (vestirsi allo stesso modo, avere gli stessi oggetti, gli stessi gusti, andare negli stessi posti) .
  • È sempre intorno al corpo, la sua immagine e alla sua sessualità che si concentrano i dubbi, i timori e le ansie dell’adolescente.
  • Sono importantissime le esperienze passate della sua storia di bambino. Se ha imparato a sopportare le perdite di oggetti, affetti, ruoli, come qualcosa di affrontabile, da cui è possibile anche trarne e energie per riorganizzarsi, supererà questa prova nel miglior modo possibile.
  • E in questa fase dello sviluppo, infatti, che il pensiero logico razionale si svincola da quello immaginario e fantastico.
  • La frequente preoccupazione che l’adolescente vive per la forma del proprio corpo può anche raggiungere i livelli patologici.
  • E chiaro che questa dismorfofobia (ansia per il proprio aspetto fisico) durerà molto a lungo ma, essendo evolutiva, tenderà a sparire da sola quando l’adolescente avrà realizzato la sua identità.
  • Sono spesso proprio le aspettative sociali nei confronti degli adolescenti il prezzo da pagare in termini di giudizio e di vergogna.
  • Le eccessive aspettative, infatti, tendono a far sentire che si può ricevere amore e approvazione solo in relazione ai propri successi; questo non fa altro che alimentare stati di insicurezza e di ansia e da all’adolescente la sensazione di essere costantemente giudicato.
  • I ragazzi non parlano spontaneamente del loro corpo. Esso parla per loro attraverso il modo di presentarsi che va dall’abbigliamento agli atteggiamenti, spesso esibiti in modo provocatorio.
  • Gli adolescenti, infatti virgola in questo periodo amano discutere, confrontarsi, polemizzare, esasperando, a volte i loro interlocutori: tutto questo serve loro per comprendere e approfondire il valore delle proprie idee.
  • L’adolescente inizia a creare la propria moralità. È il passaggio dalla morale eteronoma, cioè modellata sulle regole degli adulti, dove ogni azione sottintende l’intenzionalità, alla morale autonoma, morale che nasce da un’idea più generale che l’adolescente comincia a costruire di ideale di giustizia, in cui si diventa molto più sensibili nel trovare un rapporto chiaro e diretto tra quello che si dice e i comportamenti messi in atto. Questo senso di giustizia sarà anche uno degli elementi di messa in discussione dei genitori e dei comportamenti generali della società.
  • La sfera affettiva dell’adolescente diventa ricca di sentimenti mai provati prima e vissuti quasi sempre in maniera tumultuosa, anche se è confusa.
  • E la nascita di due nuovi sentimenti mai provati prima in maniera così profonda: l’amicizia e l’amore.
  • L’amicizia apre uno spazio nuovo dove poter entrare in intimità con un’altra persona; intimità come possibilità e capacità di poter aprire all’altro i vissuti delle nostre emozioni, dei nostri sentimenti, dei nostri pensieri, creando un’isola sicura e protetta dove nessuno li giudicherà.
  • L’innamoramento è un fatto nuovo: c’è un’attrazione molto forte, per la prima volta la persona amata ha anche un carattere e una veste sessuale; se a questo associamo l’aspetto idealizzante del pensiero adolescenziale, possiamo immaginare con quanta serietà, con quanta passione l’adolescente viva questa esperienza.
  • Riemergono in queste esperienze tutte le paure che hanno fatto parte della propria storia infantile: cioè il rischio dell’abbandono, della separazione, della fine. Ed ecco che l’adolescente mette in moto mille difese.
  • La cosa che più gratifica non è l’incontro con l’altro, attraverso la sessualità, bensì, è la conquista dell’altro che rafforza, attraverso l’autostima.
  • Al momento della nascita ogni individuo viene indicato come maschio o femmina, diviene attribuita all’appartenenza a un genere sessuale mediante l’osservazione dei genitali esterni. È facile però rendersi conto che non sono soltanto gli organi genitali che fanno di noi un uomo o una donna.
  • Gli adolescenti, tutto sommato, ricevono dagli adulti un consistente retaggio sessuale, caratterizzato da un persistente modello ipocrita e da un forte senso di colpa. Troppo spesso, infatti, il piacere sessuale è considerato sporco o proibito.
  • Il fenomeno delle gravidanze indesiderate in età adolescenziale è piuttosto diffuso.
  • Le conseguenze socio economiche delle gravidanze indesiderate nelle adolescenti si esprimono in dati forse ancora più allarmanti di quelli dei medici; la maggior parte delle adolescenti che decide di tenere il bambino lascia gli studi e non li riprende più.
  • Le ragazze madri devono inoltre affrontare un gran numero di problemi psicologici molto gravi. Spesso non sono affatto aiutate, né emotivamente né economicamente, dal padre del bambino.
  • È certo che la disinformazione, o talvolta la totale ignoranza, sia un fattore chiave.
  • Solo in 1/3 delle scuole medie inferiori o superiori esistono corsi di educazione sessuale e questi sono spesso mal condotti poiché affidati a persone non specializzate o non competenti.
  • L’educazione sessuale non deve essere svolta soltanto a scuola, ma anche a casa, negli oratori o nelle altre comunità.
  • I primi amori vengono vissuti con grande intensità, pieni di speranze e di idealizzazioni e con grandi toni di sofferenza per i momenti di crisi o per la fine di quello che viene vissuto come un grande, indimenticabile amore.
  • La famiglia deve essere capace, all’interno di questi cambiamenti, di mantenere un ruolo di guida e di base sicura per permettere all’adolescente un riferimento costante e sicuro di affettività.
  • Le difficoltà che incontrano nei giovani nel contesto familiare sono strettamente correlate alle difficoltà che i genitori stessi incontrano nelle loro relazioni adulte. La società tende oggi a trasmettere il significato di giovane e tendendo questo concetto fino a considerare adolescenti anche gli adulti di cinquant’anni.
  • Lo stesso genitore è portato a volte ad avere le stesse preoccupazioni, ansie e comportamenti tipici dei propri figli adolescenti.
  • I genitori sono spesso molto preoccupati del bene dei propri figli e tendono a essere troppo apprensivi. Sono ossessionati da un ambiente che sentono a rischio e tendono a iperproteggere i propri ragazzi. Questa apprensione può far correre il rischio di non consentire all’adolescente la possibilità di conoscersi come una persona in grado di essere autonoma
  • Tutto ciò perché oggi i genitori sono pieni di preoccupazioni e si sentono a loro volta insicuri.
  • Crediamo che uno dei problemi principali tra genitori e adolescenti nasca proprio dal fatto che i genitori pensano che è importante essere amici dei propri figli.
  • Ciò può accadere nel momento in cui i genitori, attraverso l’adolescenza dei propri figli, rivedono la propria stessa adolescenza e proprio nel momento in cui i figli hanno più bisogno di veri e propri genitori, forti, sicuri ed equilibrati, questi ultimi esprimono invece meccanismi di fragilità e disorientamento.
  • L’errore dei genitori a volte è quello di muoversi in maniera rigida e ripetitiva.
  • Un figlio in questa età si aspetta di affrontare un adulto sicuro e coerente.
  • I giovani sono molto attenti in questa fase, più ai fatti che non alle parole; ciò che si aspettano dai genitori è un esempio di vita.
  • I genitori devono considerare che, nonostante in questa fase vengano vissuti in senso negativo, rimangono sempre e comunque dei punti di riferimento. Non si deve cadere mai nell’errore di replicare con violenza o con ricatti affettivi.
  • Questo può inoltre generare alcuni comportamenti devianti, quali aggressività, droghe, alcol, delinquenza, legati al senso di delusione e di esclusione, di non sentirsi capiti e accettati.
  • Attenzione alla cultura della complicità anziché della fiducia e dell’amicizia anziché del rispetto
  • È necessario che gli adulti cambino il loro atteggiamento nei confronti dei propri figli: controllare l’amore, sospendere il giudizio, accettare il confronto e la critica, ma soprattutto offrire un esempio di vita che serva da riferimento e trasmettere in modo stabile e ordinato valori.
  • Nelle separazioni i figli diventano oggetti coinvolti e spesso usati come arma di ricatto e vittime di contese.
  • I figli sono come spugne.
  • Il dato nuovo della nostra società sta nella differenza tra maschi e femmine: è la figlia femmina che riesce a diventare autonoma molto più che il figlio maschio.
  • Il processo di individuazione inizia per l’adolescente entrando In conflittualità con l’Io del padre, con l’autorità.
  • Gli adolescenti sentono, loro malgrado, la necessità di avere regole e divieti che, anche se imposti con fermezza e coerenza, devono sapere esprimere l’autorevolezza e quindi devono essere spiegati.
  • Il rischio più grande è che cerchi altrove la figura capace di rappresentare l’autorevolezza. Spesso l’adolescente tende a seguire come autorevoli, e quindi da imitare, le figure che provengono dal mondo della televisione, del cinema, della musica, dello sport.
  • Gli adulti spesso non sanno ascoltare questo malessere perché non è raccontato a parole, ma attraverso i comportamenti.
  • D’altronde i ragazzi possono crescere in maniera sana, non grazie alle prediche, ma grazie ai comportamenti dei propri genitori, in quanto sono fortemente influenzati dal clima familiare in cui vivono.
  • Nessuna disciplina degna di essere acquisita può essere inculcata.
  • Sarà quindi molto più consistente una disciplina fondata sul desiderio spontaneo di imitare e rispettare atteggiamenti e regole di un modello piuttosto che una disciplina che si nutre e unicamente di istruzioni verbali e minacce.
  • Così, ogni volta che un genitore predica principi che non mette in pratica, la lezione, rischia di cadere nel vuoto.
  • Scopo ultimo dell’educazione, lo sappiamo, non è già l’obbedienza all’autorità, bensì l’autodisciplina.
  • Un ragazzo ha commesso un’azione molto grave e il genitore è in collera, un castigo è di sollievo a entrambi.
  • Un altro rischio e secondo noi è quello di crescere un figlio che si abitui a valutare e fare le cose non in base a ciò che sono, ma in base a ciò che servono: un atteggiamento sarà così opportuno, non in quanto personalmente riconosciuto come corretto, ma in quanto utile per ottenere un’approvazione o evitare un castigo.
  • Se facciamo capire a nostro figlio che, pur disapprovando quello che ha fatto o proibendo quello che vorrebbe fare, siamo certi che non intendeva fare nulla di male, la nostra disponibilità susciterà in lui un’analoga disponibilità a darci ascolto.
  • La scuola è in realtà oggi ha perso questa funzione, garantendo solo l’aspetto culturale; non è più quindi un luogo dove sviluppare la propria identità, ma è un fenomeno fortemente legato alla struttura socio economica.
  • Non prendendosi assolutamente carico delle profonde, significative modificazioni psicofisiche ed emozionali, sviluppa nell’adolescente una vera e propria ansia da scuola
  • Sentendo la propria diversità non come un momento di passaggio, ma come dimensione della propria personalità.
  • Il bullismo è il risultato di situazioni affettive particolari vissute all’interno della famiglia.
  • Il bullismo si configura come un tentativo costante e reiterato, non di confronto, ma di emarginazione dell’altro con vere e proprie attività persecutorie, individuali e di gruppo.
  • Gli adolescenti di oggi, invece, tendono a non poter sperimentare questa conflittualità, anzi, vivono un mondo e una famiglia fortemente adolescenziali, in quanto in continua trasformazione e perenne crisi.
  • L’adolescente deve uniformarsi ai valori estemporanei che la società propina attraverso i media che conduce verso il conformismo unificato e patologico.
  • Ognuno di noi regola la propria autostima basandosi sul riconoscimento che gli altri ci danno.
  • I valori del gruppo di riferimento diventano i valori e i progetti da portare avanti. Gli adolescenti si identificano limitandosi tra di loro.
  • All’autorità si è sostituito il consenso ricevuto attraverso le suggestioni di massa.
  • Oggi, per essere accettati bisogna sentire di avere successo. Tendiamo quindi tutti a non mostrarci per quello che realmente siamo, ma a proiettare all’esterno l’immagine più facilmente riconosciuta e accettata nel contesto della società.
  • L’adolescente sente che la propria competizione avviene attraverso le scarpe, gli occhiali, il telefonino, il tatuaggio, il piercing, il giubbotto, l’orologio, la macchina.
  • Ma è la società stessa a essere narcisista, una società fatta di individui egocentrici che hanno come obiettivo la ricerca del massimo soddisfacimento personale, quindi individui concentrati su se stessi e sul soddisfacimento dei propri bisogni.
  • Il concetto che la violenza paga. Nella pubblicità, nel cinema, nella televisione il cattivo vince sempre; non ci sono più gli eroi buoni
  • La seduzione domina ogni forma di rappresentazione sociale; non potendo aggredire gli altri, cerchiamo quindi di sedurli.
  • Si diventa schiavi dell’ammirazione degli altri, affamati di apprezzamenti, esibizionisti, ambiziosamente competitivi, incapaci di programmare la propria vita senza sfruttare se e gli altri, intolleranti alle critiche.
  • È il concetto dell’alienazione, che per l’adolescente vuol dire arrivare a non accettare e addirittura odiare il proprio corpo.
  • La vera paura non è tanto quindi di non sentirsi capiti, quanto di sentirsi esclusi dagli altri.
  • Nasce la cosiddetta angoscia sociale.
  • Il disagio giovanile e le sue conseguenti forme di devianza sembrano proprio scaturire, a volte paradossalmente, dalla mancanza di certezze, dall’angoscia della libertà della nostra società, in una realtà e in un mondo che sembra loro troppo complesso.
  • Il messaggio esistenziale dell’adolescente è sempre messaggio di sfida rivolto agli adulti e alla società per vedere fino a che punto è possibile spingersi, quali sono i limiti e i confini e fino a quando gli altri risponderanno.
  • Il conflitto diventava l’elemento di individuazione, di maturazione della propria identità.
  • Ecco che l’adolescente oggi si trova costretto a ricercare comportamenti estremi. Come le condotte autolesioniste e i comportamenti di devianza sociale.
  • Nelle discoteche, l’importante è esagerare, trasgredire, soprattutto attraverso il corpo. Con le droghe, gli adolescenti cercano di praticare e sfruttare il mondo più che possono, non attraverso la partecipazione emotiva alla vita, ma attendendo il sabato sera, così come si attende l’unico evento che gli faccia sentire emotivamente vivi.
  • Le nuove droghe si proiettano alla ricerca di performance psicofisiche elevate: danno energia, aiutano ad avere rapporti facili e disinibiti e fanno sentire onnipotenti.
  • Le bande giovanili esprimono, insieme a un riconoscimento di appartenenza ai suoi membri, e quindi un riconoscimento all’identità, anche se negativa, anche un’incapacità, proprio perché di gruppo, apprendere coscienza del risultato della propria violenza.
  • Sempre più spesso ci troviamo di fronte a bravi ragazzi capaci di vivere una doppia vita, con un comportamento ideale in famiglia e un comportamento deviante in società.
  • Il disturbo non nasce da un conflitto, ma da una insofferenza alle frustrazioni, da una incapacità di esprimere sentimenti positivi, da apatia morale con mancanza di sentimento, di rimorso e di sensi di colpa.
  • I giovani mandano messaggi di aiuto che nessuno raccoglie, chiedono nuovi valori e obiettivi per crescere, sviluppando comportamenti pericolosi per sé e per gli altri.