5 cose che tutti dovremmo sapere sull’immigrazione (e una da fare)

5 cose che tutti dovremmo sapere sull'immigrazione (e una da fare)
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Pubblicato: 2018

Perché ci muoviamo? Perché si muovono loro? Perché arrivano in questo modo? Perché proprio qui? E per fare cosa? Perché la diversità ci fa paura? E ci attrae? Una cosa da fare (da cui discendono tutte le altre)!

5 Cose Che Tutti Dovremmo Sapere Sull'immigrazione (E Una Da Fare)
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  • Non è dagli anziani che ci aspettiamo – e che storicamente proviene – la creatività, l’innovazione, l’apertura mentale, il desiderio di scoprire nuovi orizzonti…
  • A seguito delle crisi economiche – a partire già da quella dovuta allo shock petrolifero, negli anni Settanta – e con l’emergere progressivo di una crescente opinione pubblica anti-immigrati, tutti i paesi europei hanno progressivamente chiuso gli accessi regolari agli immigrati. Così facendo, hanno semplicemente aperto – senza accorgersene – all’immigrazione irregolare.
  • Quanto alle prestazioni previdenziali e alle pensioni: gli stranieri versano 8 miliardi di euro di contributi sociali all’INPS, e ne ricevono circa 3 miliardi. Con i 5 miliardi di differenza si calcola che si paghino oltre 600.000 pensioni di italiani.
  • Perché non cercano un lavoro purchessia, ma uno soddisfacente, compatibile con i loro studi, con salari adeguati alla loro preparazione. E il nostro mercato del lavoro, purtroppo, spesso non glielo offre. Non perché c’è l’immigrazione: ma per ragioni più complesse e più profonde. E più difficili da risolvere.
  • Ma come dice un proverbio africano, “si sente il rumore dell’albero che cade, ma non quello della foresta che cresce”. In particolare nel linguaggio giornalistico e politico: quando l’incontro funziona, non fa notizia, non se ne parla, né si crea battaglia politica intorno ad esso; quando non funziona, sì.
  • Meccanismo del capro espiatorio è attraente perché, spesso, funziona: aiuta a proiettare il proprio malessere altrove, a dare la colpa a qualcun altro se le cose vanno male. E dunque conviene cercare insieme le vere cause del malessere, se davvero si vuole curarlo. Cosa che, va detto, alcuni non vogliono fare: quelli che, dal malessere, dal conflitto, hanno qualcosa da guadagnarci, e per questo lo tengono vivo.
  • Una ricerca comparativa ancora più recente, condotta dal National Bureau of Economic Research di Harvard, pubblicata a giugno 2018, misura la percezione degli immigrati in Italia addirittura nel 30% della popolazione: per ogni immigrato reale, in pratica, gli italiani ne “vedono” tre, e sono convinti che la metà di essi sia musulmana. Inoltre pensano che il 40% degli immigrati siano disoccupati, probabilmente confondendo gli immigrati con i richiedenti asilo presenti nelle strutture di accoglienza, mentre il tasso di disoccupazione tra gli immigrati è intorno al 10%, più o meno come quello degli italiani. Tutto ciò è reso credibile da un sistema dell’informazione che enfatizza continuamente questo e solo questo problema, in maniera tendenziosa, rendendo la percezione deviata: tanto che ormai quando pensiamo agli immigrati ci vengono in mente solo i disperati che arrivano sui gommoni.
  • Riaprire i canali di immigrazione regolari. Così facendo i paesi europei sarebbero maggiormente legittimati e più efficaci nel chiudere i canali irregolari, togliendo alle mafie transnazionali il monopolio di gestione dei flussi migratori che indirettamente hanno loro affidato: e che prima che chiudessimo le frontiere alle migrazioni regolari non avevano.